Cosa sanno gli italiani di questo referendum costituzionale ? Ancora poco.
Forse qualche elettore comincia ad avere anche il sospetto di essere stato indebitamente escluso da problemi che lo riguardano direttamente; e, una volta appresi i contenuti, ad allarmarsi per esserne stato tenuto all’oscuro per tanto tempo.
E poi ad appassionarsi ad essi, dopo avere percepito che in realtà la Costituzione gli attribuisce un potere sovrano incredibile: quello di stabilire, in quanto cittadino ed elettore, se interdire o meno al legislatore il potere di introdurre modifiche così radicali alla Costituzione, se dare regole nuove al legislatore e un nuovo assetto alle istituzioni.
Un potere di livello analogo a quello dei Padri Costituenti.
Questo referendum (cd. confermativo e senza quorum di leggi costituzionali per distinguerlo da quello abrogativo di leggi ordinarie) gli attribuisce un potere più importante di qualsiasi altra esperienza elettorale.
Un potere radicale di incidere sugli assetti fondamentali del Paese, molto maggiore di quello esercitato in occasione dei precedenti referendum confermativi che avevano toccato solo aspetti marginali della Costituzione del 1948.
Questa riforma costituzionale - approvata esclusivamente dal centrodestra – modifica radicalmente tutta la seconda parte della Costituzione che va dall’art.55 all’art. 139, lacera gli equilibri costituzionali a tutto vantaggio di un governo forte, avvilisce i poteri di garanzia, altera il principio di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, il diritto cioè ad ottenere medesime prestazioni in materia di sanità ed istruzione.
Ma soprattutto tradisce la funzione della Costituzione di interpretare valori sentiti ed interpretati da tutto il paese come parte della propria coscienza civile.
Non ho dubbi che quando i cittadini avvertiranno la portata della espropriazione di sovranità di cui rischiano di essere oggetto, si recheranno alle urne con un senso di orgoglio che dà senso pieno al carattere democratico delle istituzioni.
Nonostante la pluralità degli appuntamenti elettorali degli ultimi mesi, la affluenza elevatissima - che ha pochi pari in altri paesi - è già essa stessa una prova di immedesimazione dei cittadini alle loro istituzioni e in fondo anche di attaccamento alla cosa pubblica.
Al di là delle esperienze negative in cui talvolta incorrono nei loro rapporti con gli uffici ed i servizi pubblici, statali o locali, i cittadini hanno la sensazione che solo in essi possano trovare il luogo fisico ove le differenze si possono riequilibrare, dove si innerva il senso della comunità locale e nazionale.
E così avvertono la consapevolezza di doverli salvaguardare affinché siano amministrati secondo logiche che non corrispondano a quelle dell’egoismo di natura leghista che lentamente ed insidiosamente si vanno insinuando nella convivenza civile ovvero del profitto, che bene si adatta alle merci, ma sulla base di quei principi di solidarietà e partecipazione democratica, ai quali dovrà necessariamente essere ispirata qualsiasi modifica si intenda portare in futuro alla Costituzione.
Claudio Nunziata
1 giugno 2006
Forse qualche elettore comincia ad avere anche il sospetto di essere stato indebitamente escluso da problemi che lo riguardano direttamente; e, una volta appresi i contenuti, ad allarmarsi per esserne stato tenuto all’oscuro per tanto tempo.
E poi ad appassionarsi ad essi, dopo avere percepito che in realtà la Costituzione gli attribuisce un potere sovrano incredibile: quello di stabilire, in quanto cittadino ed elettore, se interdire o meno al legislatore il potere di introdurre modifiche così radicali alla Costituzione, se dare regole nuove al legislatore e un nuovo assetto alle istituzioni.
Un potere di livello analogo a quello dei Padri Costituenti.
Questo referendum (cd. confermativo e senza quorum di leggi costituzionali per distinguerlo da quello abrogativo di leggi ordinarie) gli attribuisce un potere più importante di qualsiasi altra esperienza elettorale.
Un potere radicale di incidere sugli assetti fondamentali del Paese, molto maggiore di quello esercitato in occasione dei precedenti referendum confermativi che avevano toccato solo aspetti marginali della Costituzione del 1948.
Questa riforma costituzionale - approvata esclusivamente dal centrodestra – modifica radicalmente tutta la seconda parte della Costituzione che va dall’art.55 all’art. 139, lacera gli equilibri costituzionali a tutto vantaggio di un governo forte, avvilisce i poteri di garanzia, altera il principio di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, il diritto cioè ad ottenere medesime prestazioni in materia di sanità ed istruzione.
Ma soprattutto tradisce la funzione della Costituzione di interpretare valori sentiti ed interpretati da tutto il paese come parte della propria coscienza civile.
Non ho dubbi che quando i cittadini avvertiranno la portata della espropriazione di sovranità di cui rischiano di essere oggetto, si recheranno alle urne con un senso di orgoglio che dà senso pieno al carattere democratico delle istituzioni.
Nonostante la pluralità degli appuntamenti elettorali degli ultimi mesi, la affluenza elevatissima - che ha pochi pari in altri paesi - è già essa stessa una prova di immedesimazione dei cittadini alle loro istituzioni e in fondo anche di attaccamento alla cosa pubblica.
Al di là delle esperienze negative in cui talvolta incorrono nei loro rapporti con gli uffici ed i servizi pubblici, statali o locali, i cittadini hanno la sensazione che solo in essi possano trovare il luogo fisico ove le differenze si possono riequilibrare, dove si innerva il senso della comunità locale e nazionale.
E così avvertono la consapevolezza di doverli salvaguardare affinché siano amministrati secondo logiche che non corrispondano a quelle dell’egoismo di natura leghista che lentamente ed insidiosamente si vanno insinuando nella convivenza civile ovvero del profitto, che bene si adatta alle merci, ma sulla base di quei principi di solidarietà e partecipazione democratica, ai quali dovrà necessariamente essere ispirata qualsiasi modifica si intenda portare in futuro alla Costituzione.
Claudio Nunziata
1 giugno 2006
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