martedì 18 dicembre 2007

Una soluzione per le elezioni primarie

Abstract: “Fermo restando che l’esperienza delle primarie potrà manifestarsi utile anche se articolata in altro modo, si espone di seguito la sintesi di una possibile regolamentazione di primarie che si propone come complementare a meccanismi trasparenti di scelta dei candidati da introdurre all’interno dei partiti (primarie di partito): a) una riserva di candidature (ad esempio 1/3) a disposizione dei partiti da distribuire tra essi in proporzione della relativa consistenza; b) una riserva di candidature (ad esempio 1/6) a disposizione delle associazioni concordemente ammesse da tutti i partiti della coalizione, dei sindacati ed eventualmente anche di finanziatori; c) primarie aperte a terzi non iscritti ai partiti per una quota delle candidature (almeno ½); d) previsione di un rapporto tra le candidature riservate ai partiti e le candidature da attribuire in base ai risultati delle primarie aperte a terzi pari al rapporto di partecipazione dei relativi elettori alle stesse, fatta salva o meno la quota di 1/3 comunque riservata ai partiti…”


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|Perchè le primarie|Le problematiche|Le valutazioni|Il rapporto con i partiti|Il ruolo delle associazioni|La posizione dei cittadini|La Proposta|Il supporto dell'informatica |
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Perchè le primarie

Nell’affrontare il problema delle primarie occorre evitare di lasciarsi suggestionare dal modello americano e tenere nettamente distinta la nozione di “primarie” da quella di uno strumento di partecipazione destinato solo a ratificare scelte già maturate nelle sedi proprie, come la candidatura a premier di Romano Prodi pacificamente accettata dall’elettorato e dai partiti della coalizione di centrosinistra, che si potrà fare ma al diverso fine di consolidare la sua posizione affrancandola da alcuni condizionamenti impropri. Personalmente credo che lo stesso obiettivo potrà essere realizzato in modo più appropriato assicurando una significativa quota di candidature sottratte alle logiche sommerse dei partiti di riferimento.
Le primarie vere e proprie sono un’altra cosa. Sono uno importante strumento di accrescimento della democrazia destinato a contribuire al ricambio della classe dirigente che viene candidata a governare il paese. Un istituto che non deve essere vissuto in funzione antipartito, ma, al contrario, come una occasione per rafforzare la struttura dei partiti stimolandoli a tener conto di una esigenza di condivisione diffusa.
Questo obiettivo potrebbe ovviamente essere realizzato anche attraverso l’ampliamento della base degli iscritti ai vari partiti della coalizione, attraverso l’accrescimento dei meccanismi di democrazia interna e attraverso metodi più trasparenti di scelta dei candidati proposti dai partiti. Ma per vari motivi non sembra che vi siano le premesse per una evoluzione della vita politica in tal senso: per la distanza - e a volte anche la separatezza - che si è creata tra partiti e società e per il ruolo che sono andati assumendo nella società contemporanea varie forme di aggregazione alternative ai partiti, che occorre invece coinvolgere nelle scelte politiche fondamentali. La loro presenza attiva nella società dimostra che non è venuta meno la passione per i problemi della politica, ma solo che sono venute meno le condizioni di fedeltà ideologica – spesso acritica - che una volta consentivano di canalizzarla tutta attraverso la stretta appartenenza ad un partito.
Le primarie si propongono come uno strumento indispensabile per rimettere in moto questo potenziale e governarlo attraverso un percorso garantito che potrebbe consentire, ai partiti che l’accettassero, un riconoscimento più ampio della loro funzione. Peraltro le primarie si prestano anche a contenere le occasioni di competizione, spesso esasperata, tra i vari partiti di uno schieramento e quell’odioso potere di interdizione che in occasione di ogni competizione elettorale viene utilizzato da parte dei partiti marginali per contare più di quanto il loro peso elettorale consenta.
Certamente per suscitare attenzione su questo tema occorre vincere la comprensibile resistenza di chi crede fermamente nella superiore rilevanza del ruolo dei partiti ovvero la preoccupazione di chi teme di creare nuove occasioni di scontro o polemica all’interno dello schieramento di centrosinistra.
Ma, senza disconoscere il ruolo dei partiti, la preoccupazione di una possibile esasperazione della conflittualità in conseguenza della competizione tra le liste e la moltiplicazione degli aspiranti alle varie candidature, tende a nascondere la realtà di una competizione che comunque esiste ed una pluralità di aspirazioni che, comunque ed inevitabilmente, è destinata a rendere vivace il clima politico, che altrimenti sarebbe destinata a manifestarsi soltanto in forme sotterranee e non trasparenti.
Queste tensioni con le primarie avrebbero, invece, possibilità di esplicarsi mediante civili e leali confronti, che potranno essere disciplinati attraverso rigidi meccanismi di contenimento della forme di pubblicità personale e di lista. Peraltro le primarie possono consentire ai partiti di esprimere, sotto la spinta della competizione, candidati di grande prestigio che avrebbero possibilità di affermarsi per la loro coerenza con una determinata linea politica. Ed i confronti tra le varie linee politiche non devono essere nascosti o evitati perché sono un fattore di accrescimento della vitalità di uno schieramento. Coinvolgendo in essi l’elettorato, si rende esplicito che il luogo comune promosso dalla destra che li spaccia come momenti di regressione dalla politica, sono del tutto pretestuosi.
Esista o meno in Italia un problema di crisi dei partiti, è sufficiente riflettere sulla progressiva riduzione della base degli iscritti e sulla contrazione della partecipazione attiva alla vita dei partiti, sul ruolo e la rilevanza che oggi hanno assunto, accanto ai partiti, gli organismi intermedi e sulla esigenza di colmare la distanza tra partiti e cittadini, per rendersi conto che le primarie possono essere uno strumento efficace per riconquistare alla politica – e quindi al confronto - più ampi strati di popolazione, forse l’unico strumento praticabile che presenti caratteri coerenti con gli istituti di una democrazia. E si può certamente affermare, senza possibilità di smentite, che il carattere autoritario o democratico di un partito – ove la base sociale dei propri iscritti non sia abbastanza diffusa nel contesto sociale - sia valutabile proprio in relazione alla sua disponibilità ad accettare il sistema delle primarie.
Nel nostro paese la sovranità popolare oggi si esprime solo manifestando con il voto la preferenza verso l’uno o l’altro schieramento, non è più consentita la scelta tra una pluralità di candidati dello stesso schieramento. Può esser dubbio che tale limitazione soddisfi il dettato della Costituzione: l’art. 48 della Costituzione afferma che il voto è personale ed eguale; l’art. 49 che tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, l’art. 51 che tutti possono accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, l’art. 56 che “la Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto”. Oggi vi è una parte del potere di scelta che non è possibile esercitare con il voto elettorale, questa scelta viene esercitata all’interno dei partiti e, spesso, tra i partiti di una coalizione a seguito di estenuanti e spesso non trasparenti trattative: si tratta di quella parte che riguarda il potere di influenza da attribuire all’interno dello schieramento ai vari partiti della coalizione e di quella che riguarda la scelta dei candidati da proporre nei vari collegi.
Certo, il potere di influenza dei cittadini su queste scelte può passare attraverso la partecipazione alla vita dei partiti. Ma, da una parte non esistono regole che assicurino in modo trasparente la democrazia interna dei partiti, sicché si determinano rapporti di forza che attribuiscono questo potere di scelta in modo prevalente a chi all’interno di essi ha una posizione radicata, dall’altra si escludono da questa possibilità di influenza tutti quei cittadini che non posseggono una vocazione ed una preparazione a districarsi nei meandri delle discussioni politiche e delle posizioni politiche. Ma non è costituzionalmente corretto che a questo atteggiamento debba corrispondere una riduzione del proprio potere di concorrere a determinare la politica nazionale.
In certo qual modo deve ammettersi che la politica attiva all’interno dei partiti rimane riservata a persone che hanno una predisposizione ed una capacità di analisi non comuni e che la discussione politica spesso diventa accessibile ai soli iniziati. Tutti gli altri cittadini ne rimangono fuori, sono espropriati di una parte del suffragio diretto, rimangono fuori dalla selezione della classe dirigente del paese e vengono posti in condizione di non poter manifestare consenso o sfiducia per il comportamento tenuto nel corso della legislatura dall’uno o dall’altro candidato.
Quale che ne sia la ragione vi è una parte consistente di cittadini che rimangono esclusi da tutte le scelte propedeutiche alla competizione elettorale che sono strettamente interconnesse con la possibilità di espressione del voto. Con la trasformazione del sistema proporzionale in maggioritario questa esclusione si è accentuata in quanto non è dato all’elettore neanche la sensazione di potere optare all’interno di una lista precostituita per un candidato piuttosto che per un altro. Questa situazione è destinata ad influire sul ricambio e la rigenerazione della classe politica e ad accentuare la sensazione di separatezza tra partiti e società, tra cittadini e politica, ad inaridire il flusso di ricchezza di idee che può apportare ad uno schieramento il contributo dei cittadini che hanno esperienze professionali e di lavoro diverse.
Che il sistema maggioritario sia stato introdotto in Italia senza gli istituti accessori che esso necessariamente comporta, è un fatto oramai assodato. Uno di questi è il meccanismo per la scelta dei candidati, che deve essere restituito alla scelta da parte degli elettori che era comunque soddisfatta dal sistema proporzionale. In mancanza si attribuisce alle burocrazie di partito un potere sproporzionato, accentuato dalla mancanza di adeguati meccanismi di controllo democratico all’interno dei relativi statuti.
Occorre restituire agli elettori la sensazione concreta di potere con il proprio voto formulare un giudizio politico sul modo con cui gli eletti hanno gestito il proprio mandato. E’ necessario porre fine al sistema di cooptazioni incomprensibili da parte dei partiti o per lo meno evitare scelte non condivise dei soggetti che andranno a ricoprire ruoli istituzionali. Ed anche se le primarie finissero per ratificare le scelte del partiti, il solo fatto della loro esistenza costituirebbe uno stimolo utilissimo verso un miglioramento delle loro scelte con il risvolto ulteriormente positivo di una complessiva maggiore loro credibilità.
Uno schieramento che abbia attenzione a questi problemi si qualifica, uno schieramento che non lo faccia o che cerchi anche solo di glissare su questi problemi si qualifica in senso opposto. Opporsi oggi alle primarie, specie dopo che il tema è stato proposto, assumerebbe un significato ancora peggiore. Si perderebbe peraltro l’occasione di segnare la differenza, di spendere la più favorevole delle occasioni per dimostrare la diversità tra uno schieramento autoritario ed aziendalista rispetto ad uno schieramento che ha la capacità di misurarsi su questo terreno e di indicare anche le scelte migliori per praticare una democrazia più evoluta. L’elettorato è sensibile su questi temi e questo potrebbe rappresentare uno dei primi caratteri di appetibilità di uno schieramento.

Quali problematiche pongono le primarie
Vi sono alcune obiettive difficoltà nella identificazione della tecnica migliore da seguire per svolgere le primarie. Da una parte è necessario rendere compatibile la partecipazione alle primarie indette da uno schieramento con la esigenza di tutela del principio costituzionale di segretezza del voto e per tale motivo la partecipazione alle primarie viene prevista solo come una facoltà dell’elettore. Dall’altra occorre evitare che una limitata partecipazione alle primarie consenta ad una piccola quota di elettori non iscritti ai partiti di imporre scelte che vengono subite dal resto dell’elettorato. Ed infine occorre prevedere meccanismi che riducano al minimo tentativi di inquinamento da parte di schieramenti avversari ovvero operazioni di lobbysmo per imporre determinate candidature.
Sono state formulate alcune proposte di legge (tra cui le proposte Mazzucca e Chiaromonte ed alcune di iniziativa popolare) e sono stati svolte approfondite analisi da parte di studiosi, ma le modalità di svolgimento delle primarie sono rimaste sempre nel vago. Di seguito indico alcune delle possibili opzioni che devono essere risolte con riguardo ai vari profili che si pongono alla analisi:

  1. con riguardo alla fonte :

    • previsione di una specifica norma costituzionale,
    • previsione di una norma di legge integrativa dell’art. 49 della Costituzione,
    • modifica degli statuti dei partiti
    • accordo tra tutti i partiti della coalizione.

  2. con riguardo all’ambito delle primarie:
    • per tutti i tipi di elezioni a sistema maggioritario
    • per le consultazioni politiche nazionali
    • per le elezioni regionali
    • per le elezioni comunali

  3. con riguardo all’oggetto della consultazione:
    • la scelta del candidato premier, del candidato presidente della regione o della provincia o del candidato sindaco
    • la scelta di qualsiasi candidato (deputato, senatore, consigliere regionale o comunale) da indicare come candidato nel collegio,
    • possibilità di scelta plurima dei candidati dei collegi e del premier, presidente o sindaco,
    • possibilità di scelta tra tesi congressuali,
    • possibilità di scelta su temi controversi indicati dai partiti della coalizione,
    • consultazioni periodiche di verifica sull’attuazione del programma.

  4. con riguardo alla indicazione dei candidati:
    • candidati indicati dai partiti,
    • candidati scelti da “saggi” indicati dai partiti,
    • previsione di primarie interne di partito per la scelta delle candidature riservate ai partiti,
    • candidati proposti da un numero x di elettori con o senza deposito cauzionale di una somma di danaro (ad es. : 750 euro) rimborsabile solo in caso di elezione,
    • previsione di una quota di candidature di competenza esclusiva dei partiti,
    • previsione di una quota di candidature di competenza dei sindacati e delle associazioni aventi determinate caratteristiche.

  5. con riguardo al titolo a partecipare a primarie aperte:
    • prevedere un albo degli elettori formato dai nominativi da coloro che vi abbiano fatto richiesta, che abbiano dichiarato cioè preventivamente la propria scelta di schieramento,
    • subordinare la partecipazione alle primarie alla sola iscrizione ad associazioni ammesse alle primarie dai partiti della coalizione, con identificazione degli elettori attraverso la tessera di iscrizione ala associazione ed il numero di iscrizione nelle liste elettorali desunto dal certificato elettorale,
    • nessun limite di partecipazione alle primarie per qualsiasi elettore scritto nelle liste elettorali, senza necessità di previa iscrizione in apposite liste o associazioni,
    • partecipazione o meno alle primarie aperte anche degli iscritti ai partiti della coalizione che abbiano o meno partecipato alle primarie di partito,
    • previsione di un rimborso spese da parte degli elettori (indicato in alcune proposte da 5 a 25 euro per elettore)
    • dimostrazione di avere destinato ad un partito dello schieramento il contributo dell’4 per mille all’atto della dichiarazione dei redditi,
    • nessuna condizione di spesa.

  6. con riguardo alle condizioni di validità delle primarie:
    • validità in ogni caso,
    • validità della consultazione solo nel caso in cui venga raggiunta la partecipazione di una quota predeterminata di elettori che si siano iscritti nelle apposite liste (ad esempio: 10% degli elettori della coalizione di cui almeno il 20% non iscritti a partiti),
    • a quale altro parametro potrebbe essere ancorato il criterio percentuale di validità ?

  7. con riguardo ai requisiti dei candidati:
    • eventuali limitazioni per le persone sottoposte a processo penale ed altre cause di ineleggibilità,
    • previsione di cause di incompatibilità con cariche politiche o particolari ruoli svolti,
    • previsione o meno di pregresse esperienze amministrative o politiche a seconda del tipo di candidatura,
    • possibilità di segnalazione da parte di ciascun elettore al Comitato dei Garanti di controindicazioni alla ammissione delle candidature e previsione della possibilità di esclusione delle candidature ad opera del Comitato.
    • previsione di una scheda informativa predisposta da ciascun candidato con possibilità di eventuali annotazioni da parte del Comitato dei Garanti con diritto di replica dell’interessato,
    • presentazione dei candidati agli elettori solo attraverso manifestazioni, trasmissioni o pubblicazioni cumulative alle quali partecipino almeno 2 candidati (in caso di scelta su base di collegio) e almeno 4 candidati (in caso di scelta su base di lista).

  8. con riguardo alla funzione dei candidati eletti:
    • assunzione diretta della condizione di candidato alla carica che è oggetto della consultazione elettorale,
    • assunzione della funzione di “grandi elettori” per la scelta del candidato premier (predeterminato o meno),
    • possibilità di destinazione dei “grandi elettori” anche per la definizione del programma di governo e/o di scelta sui temi controversi segnalati nel programma della coalizione.
  9. con riguardo al metodo di organizzazione e selezione delle candidature:
    • vi è una ragione per mantenere un criterio di selezione delle candidature su base di collegio analogo a quello delle elezioni o la scelta delle candidature può essere, invece, eseguita anche su base proporzionale secondo criteri indipendenti dalla elezione cui è destinata la candidatura ?
    • le eventuali liste devono fare riferimento ai soli partiti della coalizione o possono essere formate anche liste libere (collegate a movimenti o gruppi) senza alcun riferimento ai partiti tradizionali?
    • nei casi di selezione dei candidati con il metodo delle liste, il collegamento tra il candidato prescelto ed il collegio di assegnazione della candidatura deve essere lasciato alla discrezionalità dei partiti o eseguito in base ad un criterio di prelazione a favore di coloro che abbiano conseguito il maggior numero di voti ?

  10. con riguardo al metodo di svolgimento delle primarie:
    • in un solo turno o, in caso di scelta su base di collegio, in due turni nel caso di mancato raggiungimento della maggioranza assoluta al primo turno,
    • raccolta del voto presso i quartieri o presso le sedi di associazioni accreditate,
    • spedizione del voto per via postale, con o senza previa distribuzione di cartoncini all’uopo predisposti da imbustare ovvero di cartoline postali prestampate richiudibili,
    • possibilità di raccolta e conteggio del voto attraverso sistemi informatici con o senza rilascio automatico all’elettore – ai fini di eventuali riscontri - di una ricevuta stampata (in duplice copia) riproduttiva del voto espresso, di cui una copia rimanga in possesso dell’elettore ed una venga riposta nell’urna.

  11. con riguardo al controllo sulle operazioni di voto:
    • ad opera di un comitato di garanti nominati dai partiti della coalizione, se il sistema viene concordemente accettato e gestito dai partiti,
    • ad opera di un comitato di garanti nominati dai movimenti proponenti le primarie,
    • ad opera di personalità indicate da entrambe le componenti,
    • da parte di strutture pubbliche, se il sistema viene disciplinato con legge.


    Alcune valutazioni su tali opzioni
    Nella ricerca del modo migliore di svolgere le primarie occorre tener conto che se esse fossero limitate alla sola scelta del premier ovvero – come secondo la terminologia usata dal prof. Pasquino – alle sole “cariche monocratiche di rappresentanza e di governo”, costituirebbero uno strumento di ben scarsa efficacia, che non risolverebbe affatto tutti i problemi di astrattezza della politica e di eccessività del concentramento di potere nelle burocrazie dei partiti politici. La limitazione alle sole cariche monocratiche in realtà accentuerebbe la tendenza ad una deriva plebiscitaria che non appartiene alla cultura di uno schieramento di sinistra.
    Inoltre la impossibilità di stabilire a priori l’apporto alla coalizione dei vari partiti in misura proporzionale alle scelte che nel momento delle elezioni esprimerebbe l’elettorato, mette i partiti attualmente nelle condizioni di preventivare la distribuzione delle candidature tra i partiti in modo assolutamente arbitrario o solo in funzione della loro capacità di condizionamento e di pressione, essendo pacifico che il sistema residuale della quota proporzionale previsto nella legge elettorale non soddisfa pienamente questa esigenza.
    In realtà un sistema di primarie esteso alla scelta dei candidati di tutti i collegi potrebbe recuperare nel maggioritario alcuni aspetti del proporzionale. Ove, invece, le primarie venissero impostate riproducendo il metodo della scelta sulla base del collegio uninominale previsto per le elezioni dei parlamentari, si riprodurrebbero alcuni effetti perversi del maggioritario con possibilità di esclusione di rappresentanze significative dei partiti minori.
    Ma non vi è alcuna necessità di un parallelismo di metodo tra la scelta delle candidature e la destinazione delle stesse, anche perché il sistema maggioritario trova una sua ragion d’essere solo per assicurare una garanzia di governabilità, non già di selezione dei candidati, che invece deve doverosamente riprodurre il rapporto delle forze elettorali che compongono una coalizione.
    Peraltro con un sistema di liste regionali (o nazionali) si recupera il senso della rilevanza delle primarie e si riesce a far vivere agli elettori la sensazione di essere soggetti partecipi della vita pubblica con un confronto tra una pluralità di candidati e di linee politiche che realizzi il risultato di misurarne le diversità per attribuire a ciascuna di esse nello svolgimento della competizione elettorale il peso democratico che merita.
    Se si consentisse di esprimere la scelta per la candidatura distintamente in ciascun collegio elettorale, sommando i voti solo nell’ambito del collegio ed attribuendo valore solo alle scelte in tali sedi effettuate a favore del più votato in ciascuna di queste sedi, si riprodurrebbero nella sostanza nelle primarie gli stessi effetti perversi del sistema maggioritario, con la mancata piena valorizzazione a livello regionale (o nazionale) delle proporzioni dei candidati prescelti in misura corrispondente alle proporzioni di espressione nel voto. Teoricamente potrebbe accadere che il partito maggioritario, che fa parte della coalizione, si assicuri un candidato in tutti i collegi e che gli altri partiti della coalizione, presenti in tutti i collegi in misura proporzionalmente inferiore, ancorché consistente, non si assicurino un candidato in nessun collegio (come è avvenuto in Sicilia nel 2001 per le elezioni politiche a favore Forza Italia). E’ dunque necessario a livello regionale (o nazionale) rispettare un criterio proporzionale assicurando una attribuzione di candidature ai vari partiti della coalizione corrispondente alla proporzione dei voti espressi a favore di ciascuno di essi, in modo che la candidatura sia poi collegata a ciascun collegio lasciando facoltà di scelta prioritaria ai candidati che abbiano raccolto in ambito regionale (o nazionale) il maggior numero di voti sino a concorrenza del numero di candidature spettanti a ciascuno partito.
    L’esigenza di evitare candidature avventuristiche renderebbe comunque necessario accompagnare la presentazione di ciascuna candidatura con un certo numero di firme, ma non credo che sia necessario prevedere che sia lo stesso candidato a farsene promotore. Potrebbe essere sufficiente solo che egli non declini espressamente l’offerta della sua candidatura avanzata dagli elettori, in modo da superare la diffusa ritrosia di alcune persone di valore che non assumerebbero mai l’iniziativa in proprio. Peraltro attraverso questo meccanismo il fatto della presentazione di una candidatura alternativa non assumerebbe il carattere della volontà di sfidare l’avversario.
    Ad un Comitato dei Garanti potrebbe essere attribuito un compito di controllo e verifica, oltre che su tutte le attività e le procedure, sull' ammissibilità delle candidature alle primarie e sulle eventuali esclusioni di candidati per comportamenti e fatti di particolare gravità in relazione ai valori ed ai principi ispiratori della coalizione. I candidati dovrebbero inoltre depositare un documento di indirizzo politico - corredato eventualmente da una rosa di nomi a sostegno della candidatura con relative valutazioni - che il Comitato Elettorale dovrebbe occuparsi di diffondere attraverso tutti i possibili mezzi di diffusione, anche telematici. Il Comitato dei Garanti dovrebbe poter avere anche il potere di intervenire - con potere di interdizione e di esclusione - in ordine al rispetto di alcuni principi, da predeterminare preventivamente, soprattutto rivolti a mettere tutti i candidati sullo stesso piano.
    Ovviamente i meccanismi per evitare che una persona possa esprimere la propria scelta più di una volta esistono e si realizzano attraverso il ricorso ad un elementare software da utilizzare in tutte le sedi di voto, in grado di elaborare e confrontare gli estremi di registrazione nelle liste elettorali di tutti i votanti. Gli aventi diritto al voto potrebbero, difatti, essere identificati attraverso la esibizione del certificato elettorale, con annotazione del solo relativo numero progressivo.
    La candidatura deve essere ovviamente libera. Potrà valutarsi se sia effettivamente necessario subordinarla – così come proposto - ad un deposito di 750 euro non rimborsabile per coloro che ricevano meno di una certa percentuale dei voti espressi. Per evitare che la presentazione di più candidati dello stesso orientamento si indeboliscano reciprocamente, si potrebbe pensare anche alla possibilità di espressione di un voto subordinato ed a presentazioni collettive delle candidature.
    La segretezza e personalità delle scelte individuali potrebbe essere assicurata raccogliendo le espressioni del voto in luoghi convenuti, nella disponibilità dei partiti della coalizione con una gestione concordata delle operazioni organizzata sulla base di collaborazioni volontarie. Occorrerà poi verificare in concreto se ed in quale misura alcune istituzioni pubbliche e gli enti territoriali (casomai previe opportune modifiche statutarie) siano tenute ad offrire un supporto a tali operazioni, anche nel caso in cui le primarie venissero svolte solo sulla base di un accordo convenzionale intervenuto tra i partiti di una coalizione.
    Altro problema è se le primarie debbano essere dirette anche alla scelta diretta del premier o se invece non sia meglio attribuire tale scelta in un secondo momento ai candidati risultati vincitori alle primarie, in modo da attutire i rischi di derive plebiscitarie che in altre condizioni si potrebbero manifestare. Personalmente ritengo che si tratti di un problema secondario, la cui soluzione potrebbe anche essere affidata interamente ai tecnici di partito che meglio di qualsiasi elettore potrebbero individuare le migliori occasioni per realizzare un buon risultato elettorale.
    Vi è poi il problema della eventuale estensione delle primarie al programma. Esse potrebbero essere limitate solo alle parti controverse del programma. I partiti della coalizione potrebbero essere invitati a denunciare i temi controversi sui quali ritengano opportuna l’indicazione degli elettori e proporli in sede di primarie. Tali temi potrebbero essere sottoposti agli elettori con delle subordinate riferite alla disponibilità alla ricerca di soluzioni di mediazione o compromissorie. L’aspetto più rilevante e positivo potrebbe essere l’impegno preventivo dei partiti a rispettare nel corso del mandato le scelte che abbiano ottenuto prevalenza in sede di consultazione. Ma, forse, è prematuro un percorso del genere: già un meccanismo di selezione più trasparente delle candidature potrebbe assicurare la formazione di programmi più comprensibili e più rispondenti alle esigenze sentite del paese.


    Le primarie complementari alle scelte dei partiti
    Lo schema di primarie previsto nelle proposte di legge sinora presentate prevede che partecipino come elettori alle primarie i cittadini che ne facciano esplicita richiesta, palesando con la loro preventiva registrazione la adesione allo schieramento, altre proposte prevedono anche il versamento di una quota come contributo alle spese. Le obiezioni sono rispettivamente quelle che la assenza di segretezza e l’onere economico allontanerebbero molti elettori dal parteciparvi e nel rischio di esclusione delle fasce economicamente più deboli e meno motivate.
    Se il problema venisse regolamentato con una legge, varrebbe forse la pena di pensare ad un sistema di certificato elettorale, distribuito per tempo, che contenga un doppio tagliando: uno che abiliti alla partecipazione alle primarie dell’uno o dell’altro schieramento ed uno che consenta la partecipazione al voto elettorale.
    Resta, comunque, il fatto che nelle esperienze di altri paesi e nella recente esperienza delle elezioni regionali calabresi la partecipazione alle primarie è stata sempre molto bassa, in quanto alimentata solo dalle persone più motivate o direttamente interessate, peraltro con il rischio di agevolare manovre lobbystiche, sicché le indicazioni delle primarie potrebbero non riflettere gli orientamenti reali di tutta l’area di simpatizzanti dello schieramento. In caso di bassa affluenza al voto delle primarie un sondaggio, eseguito in base a criteri tecnicamente evoluti, probabilmente renderebbe anche risultati più prossimi alla realtà.
    Un meccanismo di selezione delle candidature caratterizzato da una pluralità di meccanismi di acquisizione delle scelte sembra, invece, più difficilmente condizionabile da manovre esterne e da tentativi di manipolazione.
    Innanzitutto occorrerebbe assicurare una quota di candidature ai partiti e la distribuzione delle stesse in proporzione della rispettiva consistenza, perché la funzione essenziale dei partiti non può essere esclusa e disconosciuta. Ad essi non potrà essere dunque disconosciuta, oltre la funzione propositiva dei candidati (in aggiunta a quelli proposti attraverso canali diversi), la possibilità di imporre direttamente candidati propri.
    Sembra corretto che il numero di candidature da attribuire con il sistema delle primarie debba essere rapportato alla entità della partecipazione alle stesse degli elettori esterni ai partiti, con una garanzia di riserva a favore dei partiti di uno quota minima predeterminata (un terzo sembra essere la misura giusta). Di conseguenza il rapporto di partecipazione minimo per le primarie potrebbe essere determinato ad almeno il doppio degli iscritti ai partiti della coalizione. In caso contrario la possibilità di imporre candidature da parte degli esterni ai partiti dovrebbe essere proporzionalmente ridimensionata.

    Il possibile ruolo delle associazioni
    Un corretto ruolo di gestione delle operazioni delle primarie potrebbe essere svolto dalle associazioni, prevedendo come condizione per partecipare ad esse, in sostituzione della previa iscrizione alle liste degli elettori delle primarie, l’iscrizione ad associazioni accreditate dai partiti della coalizione e che al momento della espressione del voto alle primarie esibiscano la tessera di iscrizione alla associazione e si registrino (per evitare duplicazioni del voto) con l’annotazione del numero di iscrizione nelle liste elettorali rilevato dal certificato elettorale. Ma le associazioni potrebbero anche inviare previamente ai propri iscritti una sorta di certificato di ammissione alle primarie, da utilizzare poi direttamente come scheda per l’espressione del voto ovvero come cartolina da imbustare e spedire o come titolo di abilitazione ad esprimere il voto elettronico.
    Inoltre potrebbe ben rappresentare gli orientamenti radicati nella società la previsione di una riserva di candidature in misura ridotta (la misura giusta potrebbe essere di un sesto) da parte degli organi direttivi delle aggregazioni associative comprese quelle del mondo del lavoro (sindacati, associazioni, fondazioni, onlus, cooperative) ed al limite anche da parte di finanziatori privati palesi che abbiano apportato contributi superiori ad una determinata soglia.
    L’attribuzione di un rilievo nelle scelte alle aggregazioni sociali liberamente formatesi nella società è un fatto di grande rilevanza. Innanzitutto si riconosce l’esistenza di una soggettività che si distingue da quella dei singoli componenti e, poi, si attribuisce a questa soggettività un rilievo di maggiore rilevanza in quanto momento di elaborazione e di valorizzazione di interessi in grado di aggregare. La partecipazione alla vita politica della società civile attraverso le organizzazioni intermedie è una esigenza avvertita nelle moderne democrazie, tant’è che la Costituzione Europea la richiama espressamente come una necessità in alcuni articoli imponendone la consultazione obbligatoria, ad esempio per le iniziative del Comitato Economico e Sociale della U.E.
    La partecipazione della società civile per integrare le carenze del sistema maggioritario si può articolare in una molteplicità di possibili soluzioni alternative. Occorre, quindi, fare delle scelte di fondo sui principi che si ritiene possano esprimere al meglio questa esigenza di partecipazione e, poi, ricercare per ciascuna soluzione le metodiche tecniche più adatte per realizzare la scelta che si intende perseguire.
    Occorre, dunque, riflettere se, per corrispondere a questa esigenza, la società civile debba esprimersi, oltre che direttamente attraverso le sue componenti individuali, anche attraverso le organizzazioni intermedie e se queste abbiano una loro autonoma titolarità a far sentire la loro voce distinta da quella dei singoli cittadini.
    Se da una parte è possibile riconoscere alle associazioni una soggettività qualificata rispetto a quella dei singoli cittadini che può essere diversificata in base a classi dimensionali ed in base alla natura più o meno politicamente rilevante delle associazioni, dall’altra è possibile che le associazioni svolgano semplicemente una funzione di filtro delle istanze della società civile.
    La opzione tra l’una e l’altra soluzione comporta anche una diversificazione del modo attraverso il quale sarà necessario esprimere la scelta del soggetto associativo. Se essa si esprime attraverso la indicazione degli organi direttivi dell’associazione, il peso di questa scelta non potrà essere proporzionalmente commisurato alla dimensione della sua base associativa; se, invece, la scelta viene espressa attraverso il voto diretto degli associati, allora sembra giusto che il voto conservi tutta la valenza numerica espressa dai singoli soci. Ovvero si possono comporre i due sistemi riconoscendo una soggettività autonoma al soggetto associativo ed attribuendo alle associazioni il ruolo di strumento di organizzazione della partecipazione alle primarie.
    Il presupposto è, comunque, che la associazione attraverso i suoi organi direttivi abbia espresso la volontà di partecipazione alle primarie. Al limite la associazione potrebbe anche non esprimere preventivamente l’opzione per uno schieramento o l’altro, ma solo prestarsi ad offrire questo servizio per i suoi associati, i quali potrebbero manifestare la loro preferenza per il candidato di uno o dell’altro schieramento, se entrambi disponibili all’esperienza delle primarie.

    La posizione dei cittadini non iscritti ad associazioni
    Resta il problema di stabilire se sia giusto o meno lasciare fuori da questa possibilità di partecipare alle primarie i cittadini che non siano iscritti ad alcuna associazione ovvero come debba essere gestita una loro partecipazione.
    Personalmente ritengo che sia pressoché impossibile che una persona fisica non sia in grado di far riferimento a nessuna associazione ed in tal caso credo proprio che si tratti di soggetti che non abbiano in concreto alcuna disponibilità a fornire un contributo partecipativo di tale natura. Ma anche se lo avessero, credo che non debba essere loro necessariamente assicurato un diritto a partecipare alle primarie, posto che questa partecipazione in tanto viene assicurata in quanto si ritenga di dovere coinvolgere in scelte particolarmente importanti persone attive nella società coalizzatesi intorno a particolari interessi ritenuti dalla coalizione meritevoli di rappresentanza, persone cui per questo motivo si riconosce il diritto di incidere sulla scelta dei candidati.
    Le persone che non abbiano trovato nelle associazioni esistenti motivi di aggregazione potrebbero comunque trovare occasione per associarsi e fornire in tal modo il proprio contributo. Occorrerebbe però stabilire meccanismi per assicurare i caratteri formali costitutivi della associazione e la coerenza della stessa ai fini perseguiti dalla coalizione.
    Per le persone prive di alcun interesse specifico e senza volontà di aggregarsi, invece, il contributo di partecipazione alla vita democratica è assicurato in misura sufficiente con il diritto di voto presso i seggi elettorali, diritto che loro compete in base alla costituzione.
    I rischi che il voto possa risultare inquinato da meccanismi distorsivi sono ridotti al minimo in relazione alle caratteristiche della associazione che dovrebbe essere stata preventivamente ammessa dai partiti della coalizione, i quali dovrebbero verificare preventivamente la presenza di standard prestabiliti in ordine alle capacità organizzative e al non contrasto delle finalità e dei contenuti sociali concretamente perseguiti con gli obiettivi della coalizione.
    Personalmente non mi convince un sistema esposto ad una partecipazione volontaria ed indiscriminata di elettori, che potrebbe rimanere estremamente limitata ed essere quindi alterata dalla causalità della partecipazione o manipolata da parte di gruppi di pressione ovvero subire gli effetti distorti determinati da un meccanismo di scelta unico. Una pluralità di meccanismi diversi di acquisizione dell’espressione della scelta attutirebbe possibili distorsioni e renderebbe estremamente difficili eventuali tentativi di controllo del voto da parte di gruppi di pressione. Occorre, difatti, tener presente il contesto specifico del nostro paese, la mancanza di esperienze storiche in proposito ed anche la possibilità che si ripropongano, in alcune zone del paese, gli stessi tentativi di controllo del voto che portarono alla modifica della legge elettorale.

    Sintesi di una proposta per le primarie
    Fermo restando che l’esperienza delle primarie potrà manifestarsi utile anche se articolata in altro modo, si espone di seguito la sintesi di una possibile regolamentazione di primarie che si propone come complementare a meccanismi trasparenti di scelta dei candidati da introdurre all’interno dei partiti (primarie di partito):
    - una riserva di candidature (ad esempio 1/3) a disposizione dei partiti da distribuire tra essi in proporzione della relativa consistenza,
    - una riserva di candidature (ad esempio 1/6) a disposizione delle associazioni concordemente ammesse da tutti i partiti della coalizione, dei sindacati ed eventualmente anche di finanziatori,
    - primarie aperte a terzi non iscritti ai partiti per una quota delle candidature (almeno 1/2),
    - previsione di un rapporto tra le candidature riservate ai partiti e le candidature da attribuire in base ai risultati delle primarie aperte a terzi pari al rapporto di partecipazione dei relativi elettori alle stesse, fatta salva o meno la quota di 1/3 comunque riservata ai partiti.,
    - all’interno di ciascun partito, associazione, cooperativa o movimento l’espressione del voto dovrebbe essere espressa secondo le modalità previste dai relativi statuti (opportunamente adeguati),
    - nell’ambito delle varie componenti le primarie dovrebbero essere dirette non già ad esprimere un proprio rappresentante, bensì ad esprimere la preferenza verso l’uno o l’altro candidato della coalizione che sia stato presentato nel territorio sulla base di liste concorrenti, quale che sia la provenienza della relativa proposta,
    - ai candidati eletti potrebbe essere attribuito il compito di fungere anche da grandi elettori per la scelta del premier, che ciascuno dovrebbe avere previamente dichiarato.
    Questo sistema potrebbe essere realizzato anche senza l’approvazione di una apposita legge, previo accordo di tutti i partiti di una coalizione, previa deliberazione degli organi direttivi di tutti i partiti coinvolti nella stessa.
    Si potrebbe, poi, pensare ad una serie di requisiti per i candidati delle primarie, tutti da discutere e valutare adeguatamente, tra i quali:
    - essere già in possesso di predeterminati livelli di pregressa esperienza di funzioni pubbliche, manageriali o in ambito politico,
    - eventuali limitazioni per coloro che abbiano già ricoperto un determinato numero di mandati nello stesso tipo di elezioni,
    - impossibilità ad assumere la qualità di candidato in competizioni elettorali contemporanee con limiti alla possibilità di presentazione in ambiti territoriali diversi (a meno che non si tratti della scelta diretta del premier),
    - condizioni di incompatibilità ad assumere la qualità di candidato per coloro che abbiano intrattenuto negli ultimi 4 anni o intrattengano direttamente o indirettamente affari con organismi pubblici ovvero risultino direttamente o indirettamente concessionari di pubblici servizi ovvero detengano o abbiano potere di disposizione su quote di società commerciali (con scopi di lucro) che si trovino nelle stesse condizioni o siano iscritti ad associazioni i cui obiettivi siano incompatibili con quelli dei partiti della coalizione (ad esempio: appartenenza alla massoneria).

    Il supporto dell'informatica
    Gli strumenti informatici oggi consentono la gestione quasi in tempo reale di consultazioni di un numero sconfinato di persone, ma il mezzo elettronico esclude ancora coloro che non sono alfabetizzati e potrebbe prestarsi ad interventi manipolatori in fase di espressione del voto e di trasmissione dello stesso. Diversamente, invece, esso si presta in modo abbastanza affidabile per la raccolta ed il conteggio delle preferenze allorché esse siano raccolte in uno o più ambienti controllati e sulla base di standards convenuti. Di conseguenza il ricorso ad essa, con un notevole abbattimento dei costi anche in questa forma limitata, potrebbe risultare utile ed economico per lo svolgimento delle primarie.
    Peraltro, una volta svolte le primarie, sarebbe teoricamente anche possibile attribuire, ad ogni elettore che vi abbia partecipato, una firma digitale che lo abiliti a partecipare - in relazioni a limitate problematiche - a consultazioni da eseguire in corso di legislatura per via telematica. Difatti, diversamente dalle primarie, che richiedono un minimo di garanzie di sicurezza, oggi si potrebbero stabilire momenti di consultazione democratica diffusa affidata al mezzo telematico, garantita dalla firma elettronica e diretta ad una platea di elettori che vada ben al di là degli eletti alle cariche rappresentative e che potrebbe coinvolgere anche soggetti non alfabetizzati, solo se si istituissero presso i comuni ed i quartieri delle postazioni di ausilio disponibili, presso le quali non sarebbe necessario assicurare tutti gli strumenti di garanzia della sicurezza previsti per la espressione del voto. Una democrazia partecipativa, quindi, oggi non è più una utopia e potrebbe fornire in tempi rapidi risultati ben più affidabili degli attuali referendum. Ma si tratta di esperienze che devono essere approfondite anche per evitare i rischi propri di quella che è stata indicata come “democrazia istantanea”.
    Ma il ricorso all’informatica può risultare, invece, oggi utile per risolvere alcuni problemi organizzativi delle primarie. La predisposizione di un software unico con liste a discesa, predisposte con i nomi dei candidati e le liste di appartenenza, e strumenti di votazione elettronici potrebbero escludere la possibilità di errori di trascrizione e di calcolo dei voti. La stampa di una strisciata in doppia copia della espressione della scelta espressa (una da consegnare all’elettore ed una da conservare nell’urna del seggio) potrebbe offrire garanzie rispetto a possibili manipolazioni e consentire anche un eventuale successivo controllo manuale in caso di contestazioni.
    La raccolta del voto elettronico potrebbe essere svolta presso le sedi delle associazioni a base associativa più vasta, aperte a chiunque ne abbia titolo, a prescindere dalla appartenenza, previa esibizione del certificato elettorale e della tessera di iscrizione ad una delle associazioni accreditate.
    Ritengo che la predisposizione di un software adeguato sia di agevole realizzazione e, certamente, la società civile, le associazioni ed i partiti della coalizione sono in grado di esprime le competenze tecniche necessarie alla sua realizzazione e per il controllo della sua gestione.

    - rassegna di interventi sulle primarie
    - proposta legge Chiaromonte, Spini ed altri
    - proposta legge Mazzucca

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